Paola
Dagioni,
perugina, inizia il suo apprendistato artistico all’Istituto
d’Arte “Bernardino di Betto”, dove è allieva dei
maestri Domenico Caputi, Dante Filippucci e Giovanni Dragoni. Prosegue i
suoi studi all’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci”,
dove si dedica in particolare alla decorazione pittorica, perfezionandosi
sotto la guida dei Maestri Gerardo Dottori e Adelmo Maribelli.
Fin dagli anni dell’esercizio scolastico Paola Dagioni partecipa a
numerose mostre collettive, dove le sue grafiche e tempere vengono notate
dalla critica per l’armonia compositiva e coloristica e per l’abilità
tecnica della realizzazione.
Si dedica, quindi, all’insegnamento dell’Educazione
Artistica nella scuola media, senza mai interrompere la sua personale ricerca
artistica. Gli studenti da lei diretti hanno ottenuto numerosi premi in
concorsi nazionali e internazionali.
Nel 1993 la decisione di ritornare a proporre al pubblico le sue opere.
Apre uno studio di pittura nel centro storico di Perugia, poi nella sua
abitazione nelle campagne intorno alla città natale e comincia ad
esporre con sistematicità partecipando a collettive in Italia e all’estero
dove ha raccolto numerosi premi e riconoscimenti. Le sue opere fanno parte
anche di varie collezioni private e pubbliche. L'amore per la sua terra
la stimola ad interpretare il paesaggio umbro, che trasfigura in onde di
luminosità e colore.
I suoi olii e le ceramiche, inoltre, realizzano
anche brevi incursioni nel mondo della figura umana, nei ricordi dell'infanzia,
nella quiete immobile ma vitale delle nature morte.
Il suo intuito artistico coglie immagini che sembrano l'esito di una memoria
antica, filtrata con l'intelligenza e una squisita sensibilità femminile,
di cui sono risultati distintivi nella prima fase della sua produzione artistica
gli amati azzurri, uniti poi, nel seguente periodo creativo - tutt'ora in
corso - ai toni degli ocra, dei marroni, delle terre bruciate e dei verdi.
Il tutto inteso in un'ottica trasfigurante, tesa a fare della realtà
un sogno accessibile.
Le trame delle linee che segmentano le sue tele inseguono le forze che emanano
dagli oggetti ritratti e realizzano l'unità tra la figura e l'ambiente,
rompendo l'involucro delle forme fino a concepirle come un frammento dello
spazio totale.
Hanno scritto di Paola Dagioni critici, giornalisti e colleghi artisti:
Mariano Apa, Armando Biselli, Rita Boini, Mimmo Coletti, Giuseppe Corradini,
Bruno Dozzini, Luciano Lepri, Raffaele Malà, Mario Melelli, Luigi
M. Reale, Elio Succi, Franco Venanti, Vincenzo Vizzini, Giovanni Zavarella,
Laura Marozzi.
Le sue opere sono state occasione ispiratrice delle poesie di Maria Liscio,
Vittoria Bartolucci, Maria Pia Biscatti.